4. La filosofia, dunque, diviene un «fattore essenziale del sano progresso
della società»(81), se la sua funzione
specifica si esercita nella critica, rigorosa e continua, delle astrazioni dei vari ambiti
scientifici o, più precisamente, nella integrazione-unificazione delle astrazioni della
scienza e, perciò stesso, nella chiarificazione della connessione di queste ultime con i
dati dell'esperienza reale(82).
Vero è che, per Whitehead, anche la scienza è lo sforzo di conseguire la
«generalizzazione»; essa, come la filosofia, concerne la comprensione di «fatti
particolari intesi come illustrazioni di principi generali»(83). Vi è, perciò, unità, ma anche distinzione
fra filosofia e scienza. Whitehead, pur riconoscendo che i due atteggiamenti vanno
necessariamente tenuti distinti, ritiene altrettanto necessario favorire un accostamento
fra di essi. A parere di Whitehead, il divorzio tra scienza e filosofia, il quale, a
volte, si trasforma in una rigida e assoluta contrapposizione, è uno dei più gravi
errori del pensiero moderno(84). Vi è,
perciò, l'impellente necessità di stabilire un più stretto rapporto fra scienza e
filosofia. D'altra parte, il sapere filosofico non può essere posto in alternativa al
sapere scientifico, e viceversa, perché entrambi sono interessati ai fatti concreti della
realtà(85), ed entrambi sono accomunati
nello sforzo di realizzare l'unità del sapere umano. Si può dire che scienza e filosofia
sono semplicemente «aspetti diversi di una unica grande impresa della mente umana»,
giacché insieme collaborano per portare a termine il «compito d'innalzare l'umanità sul
livello generale della vita animale»(86).
Del resto, la stessa ricerca della conoscenza è sempre il risultato dello sforzo
cumulativo degli uomini, è sempre il frutto dell'attiva e comune collaborazione, per cui
non troverebbe giustificazione alcuna il rifiuto dell'«apporto di modi differenti di
affrontare il medesimo oggetto»(87).
In conclusione, v'è diversità e non indipendenza metodica fra scienza e filosofia. Il
rapporto fra queste due è di complementarità e di integrazione. Complementarità e
integrazione che nascono come esigenza all'interno di entrambe. La filosofia non può non
riferirsi costantemente alla scienza, come la scienza non può prescindere dalla
filosofia. La scienza ha bisogno del «successo della filosofia», per trasformare le sue
«cieche abitudini» in «spiegazione analitica»(88), la filosofia deve ricorrere alla scienza per svolgere
efficacemente la sua opera di revisione e di coordinazione della «varietà di verità
generali sull'universo»(89). Ancorché
esse convergano nel fine comune di una sempre più adeguata comprensione dei fatti
dell'esperienza, a ciascuna delle due discipline compete una funzione specifica. In
definitiva, nel rapporto attivo, che è, ad un tempo, di cooperazione e di tensione, la
filosofia ha lo speciale compito di spiegare «quel fatto concreto da
cui le scienze astraggono», mentre, da parte sua, la scienza deve adoperarsi per
«trovare i propri principi nei fatti concreti che un sistema filosofico presenta»(90). Le premesse e le conclusioni, che
vengono logicamente formulate dalla scienza(91),
vanno sempre verificate in funzione della loro «corrispondenza coi fatti»(92). Ma i fatti dell'esperienza sono, per
Whitehead, eventi che nelle loro reciproche connessioni manifestano struttura e caratteri
peculiari, per cui il compito speciale della scienza consiste nella spiegazione o, meglio,
nella scoperta delle «relazioni fra i loro caratteri, tramite le mutue relazioni
strutturali (che sono di natura sia spaziale che temporale) fra gli eventi così
caratterizzati»(93). In ogni caso, la
scienza non determina le cause della conoscenza, ma la «coerenza» di quest'ultima(94). La scienza, perciò, non si riduce a
mera «descrizione di cose osservate»(95),
o a semplice ricerca di «formule» generali che includano tutte le cose osservate,
perché, se così fosse, essa non affermerebbe nulla, «né un mondo oggettivo, né una
causa»(96), e sarebbe priva di
interesse, riducendosi soltanto ad un «riassunto di certi accadimenti nella vita di certi
uomini di scienza»(97). Va pertanto
sottolineato che anche per la scienza, come si è detto per la filosofia, l'uso del metodo
induttivo, quale suo strumento d'indagine, è insufficiente. L'induzione si limita alla
semplice osservazione dei fatti della natura e, perciò, può solo ipostatizzare la
connessione fra i fatti, può solo presupporre «l'ordine della natura»(98), ma non può spiegarlo, o, più
esattamente, scoprirlo. Il fine della scienza è, invece, quello di scoprire i rapporti
che «esistono in quel flusso di percezioni, sensazioni, ed emozioni che formano la nostra
esperienza di vita»(99). In altri
termini, non è la semplice osservazione dei fatti della natura che rende possibile la
giustificazione dell'ordine della natura, ma è la fede nella ragione, cioè la
convinzione che alla radice delle cose non ci troviamo davanti ad un mistero arbitrario.
L'osservazione diretta della natura delle cose e l'esperienza immediata di queste non
hanno bisogno di essere giustificate da nessuna «generalizzazione induttiva»(100). Lo sviluppo della scienza è
possibile, dunque, solo se osserviamo il fatto immediato e usiamo la ragione, per
«trovare una descrizione generale della natura. L'induzione presuppone la metafisica»(101), cioè un quadro generale di
riferimento che possa giustificare razionalmente qualsiasi conclusione scientifica. La
scienza, per potersi realizzare pienamente, deve adottare il procedimento esplicativo
che, com'è inteso da Whitehead, esige a fondamento una metafisica organica. Il suo metodo
va interpretato secondo due nozioni fondamentali: «una è il concetto di generalizzazione
induttiva, per cui le future osservazioni sono portate nell'ambito delle definizioni
scientifiche. L'altra è un concetto più complesso. Esso comincia con l'introdurre la
nozione di osservabile, ma non di osservato. Poi procede introducendo una descrizione
speculativa di accadimenti spazio-temporali che costituiscono la base effettiva, in virtù
della quale viene affermata questa osservabilità. In fine arriva ad affermare, sulla base
di questa descrizione, ed a causa dei fatti così descritti, l'osservabilità. degli
accadimenti genericamente differenti da quelli fatti fin qui»(102).
Lo sviluppo della scienza dipende dalla generalizzazione, ma tenendo presente che risulta
proficuo soltanto «il concetto determinato da una generalizzazione vasta, ma limitata da
una fortunata particolarità»(103).
Con riferimento, quindi, ad aspetti particolari del reale, il sapere scientifico realizza
sempre delle conquiste di valore(104).
Ma proprio per il fatto che la ricerca scientifica si svolge in una direzione limitata del
mondo reale, non può soddisfare l'esigenza cosmologica, cioè non può dar ragione della
totalità e, perciò stesso, spiegare le «affermazioni delle nostre esperienze estetiche
ed etiche»(105). Di qui la necessità
della filosofia che ha, appunto, il compito di integrare il sapere scientifico. La
filosofia non si rivolge ad «un solo genere di fatti»(106), né si limita alla loro mera «classificazione»(107), ma tende, invece, ad una
«generalizzazione che trascende ogni particolare argomento»(108), ponendosi come «la sfida delle mezze verità che
costituiscono i primi principi scientifici»(109).
Resta così delineata la funzione specifica della filosofia, che è insieme di correzione
e di approfondimento. Da un lato, essa deve orientarsi tra i «vari sistemi filosofici in
competizione»(110), e dall'altro,
coordinare le «differenti astrazioni del pensiero metodologico»(111).
La conclusione è che se una scienza speciale non vuole incorrere nella «confusione di
ipotesi ad hoc deve diventar filosofica e procedere ad una critica rigorosa delle
sue proprie basi»(112). Le certezze
della scienza concernono i caratteri della realtà sempre relativamente particolari; esse,
perciò, sono necessariamente limitate e parzialmente astratte, perché «circoscritte
tutt'intorno da limiti inesplorati»(113).
E' la filosofia che concepisce «un fatto completo»(114), cioè coglie la realtà nella sua interezza e concretezza.
Ma la riduzione a concretezza del mondo astratto della scienza comporta un'adeguata
analisi metafisica degli «sfondi presupposti», perché «nessuna Scienza può essere
più sicura della metafisica inconscia che tacitamente presuppone»(115). L'istanza «metafisica» ha lo
scopo di combattere il dommatismo delle scienze speciali.e, perciò, non si converte, come
abbiamo già visto, nell'assunzione arbitraria del concetto di una superiore generalità,
nell'ambito della quale sia possibile adeguare, definitivamente, l'intera realtà. Certo,
la filosofia è particolarmente interessata a conseguire un «concetto unitario» mediante
cui possa coordinare in rigorose e precise «relazioni interne» tutti i fatti della
nostra esperienza, ma questo fine che essa si prefigge di raggiungere si configura come
«un lontanissimo ideale», cioè come una possibilità non ancora realizzata, ma che,
proprio in quante tale, esige «fedeltà», anche da parte di chi non l'accetta(116). «Sistemi scientifici e filosofici
vanno e vengono. Ogni metodo finisce con l'esaurirsi. Nel suo rigoglio ogni sistema è un
successo trionfante, nella sua decadenza qualcosa di inceppante. I passaggi a nuove
fruttuose forme di comprensione vengono compiuti facendo ricorso alle estreme profondità
della intuizione perché rinverdisca l'immaginazione. Alla fine - sebbene una fine non ci
sia - ciò che si consegue è una maggiore ampiezza di vista che sfocia in maggiori
occasioni. Ma l'occasione conduce verso l'alto o verso il basso»(117). La filosofia, dunque, è funzionale nel processo(118), opera un'analisi delle possibilità
mettendole a confronto con il reale. «I suoi doni sono la penetrazione e la previsione; e
un certo senso del valore della vita, quel senso di ciò che importa, che dà vigore ad
ogni sforzo civile»(119).
Questa è la conclusione cui approda Whitehead «filosofo», ma le premesse di tale
conclusione sono già, almeno implicitamente, nel Whitehead «logico-matematico» e
«filosofo della scienza». Anche quando tratta del rapporto fra scienza e filosofia dal
punto di vista preminentemente «scientifico», Whitehead non manca mai di porre in
rilievo le insufficienze e i limiti della scienza, e la funzione necessaria e
ineliminabile della filosofia («metafisica») ai finì di un'interpretazione unitaria
e complessiva della realtà(120).
Inoltre, occorre aggiungere che nella cosiddetta fase «speculativa» Whitehead chiarisce
ulteriormente il rapporto filosofia-scienza attraverso un'analisi più rigorosa o più
valida criticamente. Il risultato che ne consegue, come si è potuto già notare, è che
Whitehead finisce col privilegiare la filosofia rispetto alla scienza(121), per cui il rapporto stesso tra
scienza e filosofia, che pur continua ad essere un aspetto essenziale del suo pensiero,
s'iscrive in una più avvertita trascrizione metafisica della realtà, da cui, questa
volta, emerge, chiaramente, come centrale, un più preciso orientamento assiologico. Ma
non si tratta tanto di un'ulteriore fase di sviluppo del pensiero di Whitehead, come
sostiene Actis Perinetti(122), quanto
piuttosto di una più profonda,e più scaltrita analisi della nozione di valore. Del
resto, già nelle prime opere di scienza naturale Whitehead aveva ravvisato l'importanza
della problematica del valore. In The Concept of Nature egli, ad esempio, pur
definendo ancora la natura come ciò che si rivela nella «percezione sensoriale»(123), afferma anche che «i valori
della natura sono forse la chiave per una sintesi metafisica dell'esistenza»(124). In Science and the Modern World,
il valore viene considerato in maniera più pregnante; esso diventa un «elemento»
fondamentale dell'esperienza, esprime «l'intrinseca realtà di un momento» («the
intrinsic reality of an event»)(125).
Si può, dunque, dire che se è vero che soltanto nell'«ultimo» Whitehead - in quello,
s'intende, di Modes of Thought e di Essays in Science and Philosophy
(soprattutto nei saggi Mathematics and the Good, 1941, e Immortality,
1941) - la problematica del valore trova il suo definitivo approfondimento, è altrettanto
certo che già nelle opere precedenti, specie in quelle successive ai 1920 Books(126), la nozione di valore viene
considerata.