5. Per Whitehead il divenire della realtà, come sarà chiarito più avanti, è
un processo che tende verso una finalità universale che, nei suoi vari stadi, lascia
emergere il valore.
La teoria whiteheadiana del valore si fonda su una generale ricostruzione delle categorie,
per cui i valori non vengono proposti o introdotti surrettiziamente, ma sono inclusi sin
dal principio. Il valore ha una funzione pervasiva rispetto all'esistenza e al mondo. V'è
intima connessione fra valore e attualità. Tutte le entità reali hanno valore, rivelano
valore, sicché quest'ultimo può essere assunto a modello che è percepito e percepibile
nell'ambito della natura stessa delle cose, a prescindere dalla sua valutazione. Da ciò
consegue non solo la saldatura tra fatto e valore, ma anche il rifiuto della soggettività
dei valori. Sta di fatto che il valore è «il godimento finale dell'essere attuale, Ma
l'attualità è il godimento, [. . .] poiché un'occasione epocale è un microcosmo che
comprende l'intero universo»(127). I
valori sono impliciti nell'attualità stessa; essi non si incontrano alla fine di un
processo intellettivo, ma sono il carattere intrinseco di un evento e, come tali, fanno
parte dell'esperienza immediata(128).
Esistere significa aver valore, ed «essere più» è «aver più valore». Vero è che
«una cosa esiste in virtù di una data forma e qualsiasi valore che possiede
(sia il bene che il male) deriva da quella forma»(129).
In conclusione, il valore si lega al fatto e il fatto si connette al valore, giacché il
valore, sebbene atemporale, assume concretezza nel suo riferirsi necessariamente al fatto.
«I due mondi del Valore e dell'Azione sono legati insieme nella vita dell'Universo, in
modo tale che il fattore immortale del Valore entra nella creatività attiva del fatto
temporale»(130).
Per Whitehead il valore è una funzione della limitazione. La realizzazione, perciò, è
finita, ed è «in sé, la conquista del valore. Ma non v'è nulla che appaia valore puro
e semplice»(131). Ogni individuo è
nuovo e non riproduce mai semplicemente il suo passato, anche se questo è «presente come
un fatto inevitabile, con un proprio marchio segreto di modi di operare»(132). Il che comporta un esame attento
del passato, per valutarne criticamente le potenzialità in ordine al presente-futuro.
Ogni evento include il passato e si apre al futuro. Gli ideali sono molteplici: sono tanti
quanti gli individui, ma oltre questi ideali vi è una pluralità di potenzialità
alternative. Il passato e il futuro si fondono nel presente, essendo quest'ultimo «un
momento nella transizione delle forme dal passato al futuro»(133), essendo, cioè, lo stato nascente di un processo che
introduce qualche cosa di nuovo e di originale. Il processo creativo è sempre creativo di
novità: il presente «reagisce al passato scegliendo, sottolineando, e aggiungendo idee
nuove, mediante le quali la vita del presente si riflette sul passato»(134). Di fatto, in ogni momento
dell'esistenza il materiale che si eredita dal passato viene riadattato e sentito secondo
la prospettiva presente che, in quanto tale, è anche anticipazione del futuro(135).
In questo modo è chiaro che Whitehead intende salvaguardare sia il momento della
relatività che dell'assolutezza: ogni entità reale non è separata dalle altre, ma
ciascuna attualità è anche, come si è visto, un processo di autogodimento, che nella
sua immediatezza soggettiva presuppone il momento dell'assolutezza. Relatività e
assolutezza vengono così ad intrecciarsi. L'assolutezza emerge dalla relatività,
trasformandola(136).
Ma prima di inoltrarci in un'analisi più approfondita di questo aspetto del pensiero di
Whitehead, è opportuno soffermarsi ancora per un poco sul problema del valore.
I valori, come del resto ogni evento reale, sorgono dalla «fusione del finito con
l'infinito»(137). Il finito,
considerato per se stesso, non ha senso, e così è per l'infinito. Ogni cosa attuale - e,
perciò, ogni valore - esprime una modalità del finito, anche se il suo effettivo
compimento scaturisce sempre dalla connessione con l'infinito, che, come tale, trascende
ciascun evento finito. «La nozione di un puro fatto è il trionfo dell'intelletto
astraente [...]. Un singolo fatto isolato è il mito fondamentale richiesto per il
pensiero finito, [...] non esiste un fatto di tale natura. La connessione appartiene
all'essenza di tutte le cose di tutti i tipi [...]. Nessun fatto è soltanto se stesso»(138). In questo contesto, v'è
connessione fra tutte le cose, così v'è coordinazione fra i valori stessi. Il mondo
dell'attività implica il mondo del valore. Gli eventi finiti hanno bisogno dell'universo
infinito. Quest'ultimo assume significato e valore solo se incorpora l'attività del
finito. «La realtà inerente al Mondo del Valore implica l'esperienza primaria delle
prospettive finite per la realizzazione nella molteplicità essenziale del Mondo
dell'Attività. Ma il Mondo del Valore sottolinea l'unità essenziale dei molti, mentre il
Mondo del Fatto sottolinea la molteplicità essenziale nella realizzazione di tale unità.
Perciò l'Universo, che include entrambi i Mondi, mostra l'uno come molti e i molti come
uno»(139).
Processo e struttura, processo e unità, processo e individualità, molteplicità e
unità, transizione e persistenza, finito e infinito, flusso e permanenza, armonia e
frustrazione, male e bene, bruttezza e bellezza, creatività e immortalità, origine e
valore, fatto e valore, fattualità e possibilità, fatto e forma sono i caratteri
generali e fondamentali dell'universo. Dall'intrecciarsi di questi aspetti primari e dalle
loro implicazioni dipende l'evolversi dell'universo(140). Il punto essenziale è penetrare a fondo questi caratteri,
per renderli espliciti, chiari e coerentemente comprensibili(141). «Gli uomini fruiscono di una visione della funzione della
forma nel fatto, e dell'emergere del valore da questa azione reciproca. Il giorno in cui
nella storia dell'umanità la vaga valutazione della molteplicità fu trasformata nell'esatta
osservazione dei numero, gli uomini fecero un grande passo in avanti verso fa comprensione
di quell'intrecciarsi della forma necessaria alla vita superiore che è la rivelazione del
Bene»(142). E' ormai chiaro che
tutto il processo del mondo è orientato teleologicamente: ogni evento ha un «fine»,
Resta, tuttavia, da ribadire che la forma, come del resto risulta anche dal brano ora
citato, è una condizione essenziale, ma non sufficiente del valore. L'altra condizione
ontologica necessaria è il fatto, l'attività. Ogni evento concreto è centro di valore;
l'intera esistenza implica valore. Si può, perciò, ben dire, con il Goheen, che «ogni
evento funziona secondo qualche modello» e che l'evento stesso, quando risponde alle
condizioni generali del valore, è «ipso facto 'valutabile'», cioè
l'evento è un processo del sentire e, come tale, «esemplifica» la forma che è
«l'oggetto ultimo dell'analisi del valore di Whitehead»(143).
Il che ci porta a parlare della funzione che Whitehead accorda al sapere matematico nella
teoria del valore(144). Se, infatti,
l'attività consiste nella creazione dei modelli, la matematica, essendo lo studio dei
modelli, costituisce, senz'altro, una condizione importante e necessaria per la percezione
e realizzazione del valore. In tal senso i modelli matematici favoriscono la comprensione
umana, la penetrazione della natura e, perciò stesso, l'accrescimento della vivacità e
della qualità dell'esperienza(145).
Vero è che l'attuale progresso civile e culturale dipende, per molta parte,
dall'intuizione delle forme e delle relazioni matematiche(146). In altri termini, i modelli svolgono una funzione
importante, ma considerati per se stessi non sono né buoni né cattivi. «Il modello è
solo un fattore nella nostra realizzazione dell'esperienza, sia come valore immediato che
come stimolo all'attività per il valore futuro». L'effettiva realizzazione di
un'esperienza di valore dipende, cioè, dalla convergenza di «prerogative individuali» e
di «relazioni»(147).
In tale prospettiva, è chiaro che viene affermata la centralità dell'uomo. L'ideale è
«una profezia che si procura la sua propria attuazione», la sua «forza» è riposta in
ciò. Se infatti sottoponiamo ad esame la generalità degli avvenimenti del mondo, notiamo
che i loro caratteri sono «neutrali», in ordine all'attuazione dei valori intrinseci.
«Gli ideali accarezzati nell'anima degli uomini entrano nel carattere delle loro azioni»(148).
La vita umana non può non esser solidale col valore, non può non «avventurarsi» alla
ricerca e al compimento del valore. Il mondo concreto, nella varietà del suo svolgersi,
non può essere irretito fra le «maglie» della scienza(149).
La storia umana «come pura successione di fatti consuma se stessa. E' una fede costruita.
Esistono oceani di fatti. Quello che si cerca è quel filo che li coordina e che deriva
dalle speciali forme di importanza che prevalgono nelle diverse epoche. Se non
esistessero questi interessi intrinseci a ogni periodo, non esisterebbe un linguaggio,
un'arte, un eroismo, una devozione: gli ideali stanno al di là della materia di
fatto anche se forniscono il colore al suo sviluppo»(150).
La storia, dunque, non è storia soltanto di fatti, ma soprattutto di idee. Il senso
profondo della storia dell'umanità è riposto in quell'avventuroso intrecciarsi di idee
che rivela il senso dell'importanza. Necessita, quindi, salvaguardare la
«grandezza» dei vari modi dell'esperienza, così da accrescerne 1'«importanza».
La moralità, la logica, la religione, l'arte sono forme, «specializzazioni»
essenziali della civiltà, ma considerate singolarmente non esauriscono il «significato
completo dell'importanza», vale a dire la «fondamentale unità di fine nel mondo», Il
fine generale della processualità storica è il conseguimento dell'importanza in «quella
specie e in quella misura quale è possibile in quella circostanza»(151). L'interpretazione significativa di
questi modi dell'importanza, pertanto, non può che essere processuale, dinamica.
La morale, la religione, l'arte sono le «forze dirompenti e energetiche della civiltà.
Costringono l'umanità a andare su e giù. Quando il loro vigore si avvilisce ne segue una
lenta, dolce decadenza. Allora sorgono nuovi ideali che trascinano al loro seguito
un'elevazione nell'energia del comportamento sociale»(152).